Premesse di fatto

La Tv italiana (a differenza di ogni altro Paese del mondo occidentale) negli anni ’70 rinuncia ad essere “sistema” per farsi sommatoria di fatti compiuti al di fuori della legge. La nebulosa delle iniziative “libere” e illegali si condensa  in un soggetto dominante e l’azienda pubblica si acconcia al ruolo di socio minore del Duopolio badando a perpetuare gli spazi lottizzabili dei Canali di bandiera e delle Testate, i multipli in luogo del plurale.  

A questo paesaggio immobile che lascia ben poco da decidere corrisponde la natura precaria del vertice della Rai che, al di là delle turbolenze mediatiche, è condannato a conservare ogni nicchia di equilibri. Dal canto proprio il Parlamento, divenuto dal 1976 “editore” della Rai, funge da cinghia di trasmissione e amplificatore delle bizze nel Cavallo.

L’audience del Duopolio ha retto per decenni e ancora regge per l’abitudine delle generazioni cresciute col suo imprinting. Ma tracolla fra chi non ha raggiunto i quarant’anni e trova notizie e video in YouTube e social vari.

Si intrecciano così due sentimenti nei confronti della Rai: la diffidenza generata dalla sua stessa antica rilevanza; il disinteresse per la cosa d’altri tempi nel contesto multimediale integrato nella e dalla Rete. Nella disattenzione dell’opinione e nel crescente vuoto del sostegno popolare per la RAI, Governo e Parlamento hanno preso a saccheggiare il gettito del canone per volgerlo a scopi non previsti dalla tassa e il tracollo si prospetta quando, come pare, il canone dovesse uscire dalla bolletta che garantisce contro l’evasione.

La crisi strategica della azienda Rai dipende da Politica e Parlamento, i soli peraltro che possono porvi riparo. Ne consegue lo scetticismo circa ogni prospettiva di Riforma sostanziale.

Proposta

Gli scettici, compresi i partecipanti all’Agorà, sarebbero smentiti in presenza di schemi di Riforma rispondenti ad una delle seguenti alternative:

Soluzione “pubblica”, prospettata dalla maggioranza degli interventi, che cambi:

  • il rapporto con il Parlamento;
  • la proprietà nel quadro della natura pubblica;
  • fonti e durate delle nomine di vertice al fine di renderle, secondo l’esperienza BBC, slegate dal meccanismo “simul stabunt, simul cadent”, non dipendenti e asincrone rispetto alle dinamiche elettorali e di partito;
  • il criterio di efficacia ancorandolo all’avanzo conseguito, alla percentuale sui ricavi delle entrate derivanti dai mercati oltre confine. (vedi BBC e Channel 4, entrambe non quotate in Borsa), all’indice di coesione sociale riscosso dalla programmazione.
  • il mix delle risorse:
  • indicizzando la sovvenzione pubblica a oggettivi valori (PIL, inflazione, etc) economici, con la fideiussione dello Stato per i debiti provocati da squilibri nelle erogazioni compreso il costo degli interessi;
  • separando comunque, tanto nella organizzazione quanto nel bilancio le piattaforme distributive (canali oppure archivi on-line) che usino il denaro dell’utente rispetto a quelle finanziate con i ricavi pubblicitari.

Soluzione “privatistica controllata”, certamente più traumatica, ma – a parere di alcuni – più capace di affrontare i campi di sviluppo più distanti dalla tv tradizionale. In questo caso:

  • Rai Spa, public company;
  • quotata in Borsa, ma protetta da scalate ostili per Statuto;
  • corresponsione di denaro pubblico solo a fronte di prestazioni concordate con lo Stato.

 

La riforma strutturale è comunque volta a un fine che l’Agorà individua nell’avere un’azienda che miri a:

1) costruire l’accountability informativa e la coesione sociale, le mission più condivise del servizio universale; 

2) investire in produzione, in quanto Editore, per spingere il prodotto nazionale sul mercato interno, europeo e mondiale.

Su entrambi i punti l’incontro ha prodotto approfondimenti essenziali, quali il rapporto fra azienda e territorio e fra azienda committente e produttori di fiction, documentari, animazioni, etc. nonché sul modo di integrare le reti lineari nel mondo digitale. La discussione continuerà, anche in base alle reazioni raccolte sul tema, preliminare ad ogni approfondimento successivo (e contenuto nel titolo dell’Agorà) della Riforma strutturale.